Una poco conosciuta Todi Sotterranea si sviluppa sotto l’antico abitato
Fra un uliveto ed una pineta, all’interno del Parco della Piana, piacevolissima area verde a ridosso del centro abitato di Todi, si trova l’incantevole Fontana dei Bottini. Deliziosa nella sua semplicità e nelle sue funzioni, pur con meno di 150 anni di vita, la fontana ci narra di una vita semplice e contadina che sembra lontanissima nel tempo. Costruita nel 1872, si chiama dei “Bottini” perché alimentata da piccole gallerie dalle volte a botte, Bottini, appunto. Consta di tre vasche, le cui funzioni sono deducibili dalla diversa inclinazione dei suoi bordi esterni: una vasca era destinata all’abbeveraggio degli animali, con il bordo inclinato verso l’esterno, e due per lavare i panni, una per l’insaponatura ed una per il risciacquo, queste con i bordi inclinati verso l’interno.
Tale fontana era, ed è, alimentata dall’acqua drenata dalle gallerie oggetto della visita.
Le gallerie ottocentesche sono perfettamente accessibili anche ai meno avvezzi a questo genere di esperienze, percorribili in piedi ed in estrema sicurezza.
I mattoni utilizzati per le opere la muratura furono realizzati con lo stesso materiale di risulta dello scavo, portato all’esterno, lavorato in una fornace all’uopo realizzata, e reintrodotto all’interno sotto forma di mattoni. Il cantiere, ovvero la Fabbrica, come si chiamava una volta, è durato un secolo circa, e la fornace ha realizzato manufatti destinati anche alla vendita. Il marchio distintivo infatti, formato dalle lettere CDP, a distinguere la fornace della Commissione Speciale Deputata ai Lavori della Piana di Todi, si vede impresso su alcuni mattoni, viene ritrovato anche in altri edifici della città.
Percorrendo le gallerie, l’acqua che scorre testimonia la loro, ancora attuale, funzione. Si notano gli angoli smussati all’incrocio delle gallerie, per permettere il passaggio delle carriole con le quali si portava all’esterno il materiale, e ogni tanto, ci si rende conto di essere arrivati in fondo ad un pozzo, tali pozzi costituivano, insieme alle gallerie ed ai cunicoli trasversali, il sistema “a griglia” che conduceva l’acqua dai livelli più alti della città, verso il basso e l’esterno.
Con il naso all’insù, guardando le pareti di uno di questi pozzi, è possibile vedere le aperture di un ordine di gallerie di livello superiore, attualmente accessibile solo con tecniche speleologiche.
Ci si addentra ancora, fino ad arrivare ad una suggestiva scalinata di un centinaio di gradini, per 40 metri circa di dislivello.
La scala è una dolce cascata d’acqua, e per questo coperta di calcare. Si nota, circa a metà della scalinata, il punto di raccordo tra il tratto scavato da sopra e quello scavato da sotto,non perfettamente allineati, ed un troncone di trave di legno ancora sporge, inglobato nella muratura, segno evidente dell’impossibilità di rimuoverlo.
Tale scalinata, oltre ad avere la funzione di raccordo e di accesso tra le gallerie, ha anche la funzione di rallentare il flusso delle acque, che, in caduta libera, avrebbero con il tempo potuto danneggiare e pregiudicare la struttura.
Si ritorna infine al punto di partenza, e la visita della Todi Sotterranea, poco conosciuta anche ai tuderti, ma pieni di fascino e suggestione per le mille piccole e grandi storie che raccontano, ha termine.
di Benedetta Tintillini
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